Prodi scivola anche sul Corridoio VIII

February 7, 2008   | Shtypi / Mediji

Corridoio VIII: di Roberto Santoro e Benedetta Mangano
Era un progetto ambizioso. Realizzare una direttrice di mobilità condivisa per il trasporto su gomma e su ferro, fondamentale per lo sviluppo dell’area compresa tra il Mar Adriatico e il Mar Nero.
Un asse fondamentale nella creazione della rete infrastrutturale europea che avrebbe rafforzato il ruolo dell’Italia nel contesto degli scambi commerciali con i Balcani. Malgrado il persistere di reciproche diffidenze, la cerniera marittima fra Puglia, Croazia, Serbia, Montenegro e Albania sembrava destinata ad acquisire nuova rilevanza. Dopo le guerre balcaniche si erano moltiplicati gli scambi, le relazioni e gli accordi fra le due sponde adriatiche. La Puglia, in particolare, tornava a svolgere il suo ruolo di crocevia tra Oriente e Occidente, la sua ‘missione’ di regione transfrontaliera.

Ma a dieci anni di distanza il Corridoio VIII è rimasto una bella idea sulla carta. Uno alla volta, una serie di ostacoli hanno bloccato il progetto. Innanzitutto una profonda discontinuità di dotazione infrastrutturale nella regione balcanica, quindi la necessità di uniformare gli standard ingegneristici fra i vari paesi che il Corridoio avrebbe dovuto attraversare. E naturalmente la difficoltà di reperire i fondi necessari.

Nei due anni di governo Prodi il Corridoio VIII è stato un fantasma della nostra politica estera. Se n’è parlato per l’ultima volta alla fine del 2007, durante il convegno “Il Corridoio 8: i Balcani Sud-Occidentali in Europa”, che si è svolto durante la Fiera del Levante di Bari. Il Ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha ammesso che la finanziaria del 2007 non prevedeva nessun serio provvedimento in proposito. L’idea di D’Alema sembrava quella di finanziare il Corridoio VIII con i fondi IPA (Instruments of Pre Accession), i fondi di pre-adesione destinati ai Paesi candidati a entrare nell’Unione (come la Macedonia) e a quelli che hanno già sottoscritto gli Accordi di Stabilizzazione e di Associazione (come l’Albania). Sono rimaste buone intenzioni senza un seguito effettivo.

Oggi la funzione di coordinamento e di promozione delle iniziative per la realizzazione del Corridoio VIII è svolta da un Comitato composto dai rappresentanti dei Paesi partecipanti la cui Presidenza è stata affidata proprio all’Italia: l’attività di supporto allo Steering Committee è assicurata da un Segretariato permanente con sede a Bari, finanziato con i fondi della legge n. 84/2001. Peccato che la sede del Segretariato sia chiusa ormai da mesi e che non siano stati trovati neppure i fondi necessari per il mantenimento della struttura organizzativa.

La Commissione Europea ha presentato un’interrogazione relativa al futuro (incerto) del Corridoio VIII. Secondo Bruxelles lo sviluppo delle reti di trasporto sull’asse Puglia-Balcani rappresenta ancora un’occasione straordinaria per l’economia adriatica e gli scambi tra l’Italia e Paesi dell’Europa Orientale.

Le aziende italiane non sono rimaste a dormire. La Pia (Petrolifera Italo-Albanese), del gruppo bolognese Pir (Petrolifera Italo-Rumena), sta realizzando un terminal nella Baia di Valona per il transito di Gpl, prodotti petroliferi e altre risorse. Il terminal sarà collegato alle principali vie di comunicazione terrestri e alle infrastrutture del Corridoio VIII per raggiungere più agevolmente i mercati limitrofi.

Lo scorso dicembre si è svolto un incontro tra i Ministri dei Trasporti dell’Europa sud-orientale. Ancora una volta è stata sottolineata la mancanza di investimenti che stanno strozzando il Corridoio VIII nella culla. Il primo ministro albanese Sali Berisha è convinto che i Balcani potrebbero funzionare come l’area di Schengen, questo aiuterebbe l’Albania e gli altri Paesi della regione a sviluppare il trasporto di beni e le relazioni commerciali, e dunque l’intera economia balcanica.

Macedonia, Kosovo, Serbia, Montenegro, Croazia e Bosnia-Erzegovina stanno collaborando per sviluppare e integrare il loro sistema ferroviario che ancora oggi è particolarmente debole. Berisha ha firmato una serie di accordi con i ministri dei trasporti della Bulgaria e della Macedonia. Secondo l’ambasciatore albanese in Bulgaria, Buiar Skando, la Bulgaria e l’Italia devono mettersi a capo dei paesi che all’interno dell’Unione si stanno battendo per la realizzazione del Corridoio VIII.

Se lo stato italiano nicchia, la Regione Puglia sembra ancora interessata a portare avanti il progetto. Durante l’ultimo Forum sulla Portualità Pugliese, l’assessore regionale ai Trasporti, Mario Loizzo, ha dedicato grande attenzione allo scambio di merci con i Balcani. Secondo il governatore della Puglia, Nichi Vendola, la forza del Corridoio VIII non è soltanto economica ma anche politica e culturale. Gli affari e la creazione di sistemi d’impresa integrati sono destinati a cementare i sentimenti di amicizia tra i Paesi dell’Europa meridionale e orientale e rappresentano dunque un concreto aumento di ricchezza per tutti.